Leinardi ha ben chiaro, sin dai primordi del suo iter artistico, che il vero prodotto provinciale non si identifica necessariamente con una tecnica, ma con una visione: la provincia culturale è lo spazio della monovocità, mentre il linguaggio innovativo, comunque denominato, è l´emblema della polivocità. Da questo punto di vista, ha infat- ti poco senso costruire una summa divisio tra naturalismo e astrazione. E appare chiaro che gli stessi approdi, variegati ma coerenti, di Leinardi al superamento della mitografia si attuano sempre nella fusione degli orizzonti prefigurati dall´ermeneutica gadameriana, in cui cioè è possibile seguire in filigrana una sorta di continuità tra il genius loci, con le sue figure elettive dell´immaginario, e le più ardite sperimentazioni. Il ricorso alle radici, del resto, non è sempre una scelta consapevole, e anzi rappresenta un tributo all´inconscio collettivo entro cui l´artista si è in qualche modo formato.