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Carla Cossu, “L’estate delle spie. I servizi segreti americani in Sardegna nel 1943”, prefazione di Elena Aga Rossi, postfazione di Vindice Lecis, edizioni Condaghes, Cagliari 2020, pp 270, € 20
Non si tratta di una spy story nata dalla penna di John le Carré o Graham Green, non è nemmeno un romanzo storico ma è la ricostruzione, accurata e finemente documentata, della lunga estate del 1943 in Sardegna. Il volume di Carla Cossu, L’estate delle spie. I servizi segreti americani in Sardegna nel 1943pubblicato dalle edizioni Condaghes, descrive e ricostruisce le missioni di spionaggio attuate nell’isola, sullo sfondo della guerra, della caduta di Mussolini, delle conseguenze prodotte dall’armistizio e delle particolarità verificatesi in Sardegna. Il lavoro di documentazione di Cossu è basato prevalentemente su documenti finora inediti custoditi nel National Archives and Records Administration (Nara) americano che vengono riprodotti e documentati in una ampia appendice alla fine del volume.
Carla Cossu – che si dedica da molti anni a studi storici e storiografici ed è presidente del comitato provinciale dell’Anpi di Oristano – con il suo accurato lavoro di ricerca aggiunge un importante contributo in merito ad alcuni episodi che hanno interessato l’isola nel 1943, in un’estate davvero cruciale per le sorti dell’Italia. Nel volume si analizzano in particolare due missioni segrete americane organizzate dall’Office of Strategic Service (Oss), i cui report ufficiali desecretati, custoditi negli Archivi di College Park, erano ancora inediti. Il loro nome in codice era Bathtub I e Bathtub II, “Vasca da bagno” o “Bagnarola”, missioni rimaste a lungo poco note e dai “contorni indefiniti”, sottolinea l’autrice nel testo, che mostrano quali fossero i piani per la Sardegna degli Stati Uniti e degli Alleati, spesso in disaccordo o addirittura in conflitto tra loro fra il 1942 e la tarda estate del 1943. L’Oss – che fu di fatto il braccio operativo delle Forze Armate americane – rimase attivo fino al 1945 e fu il predecessore diretto della Central Intelligence Agency (Cia), dalla quale fu sostituito tra il 1946 e il 1947.
Le operazioni segrete dell’Oss in Sardegna possono essere considerate anche come l’onda lunga di piani d’invasione precedenti, studiati dagli inglesi, in seguito condivisi e rielaborati dagli americani e poi accantonati, ma – stando al racconto documentato di Cossu nel libro – evidentemente non del tutto. Dal momento in cui si era profilata la fine della non belligeranza italiana, che gli inglesi avevano in tutti i modi cercato di evitare, la posizione geografica della Sardegna, proprio al centro dello scacchiere mediterraneo aveva naturalmente attirato la loro attenzione e in seguito quella degli Alleati.
E infatti, ben prima della caduta di Mussolini e dell’armistizio, era attiva una “diplomazia clandestina”: il suo capo, per volontà degli esuli antifascisti in Europa e in America, era Emilio Lussu, il quale era in contatto costante con gli inglesi e viaggiava per il mondo in guerra alla ricerca di appoggi internazionali, convinto che la lotta di Liberazione dal nazifascismo dovesse partire dalla Sardegna. Poi però i rapporti diplomatici di Lussu con il Foreign Office e con il War Office ebbero fine nel luglio del 1942 per sua stessa volontà, quando si rese conto, molto deluso e amareggiato, delle mire degli inglesi sui porti della Sardegna e della Sicilia, sulle intenzioni punitive nei confronti degli italiani e soprattutto sulla mancanza di interesse nel risolvere la questione italiana a livello politico. Nel volume si dà conto anche delle missioni inglesi in Sardegna nella primavera-estate del 1943 perché almeno una di queste operazioni di intelligence si intrecciò con la Bathtub americana, fulcro del lavoro di Carla Cossu in questo testo.L’operazione Bathtub I aveva come principale scopo ufficiale quello di distrarre i tedeschi dal vero obiettivo dell’azione alleata, lo sbarco in Sicilia, ma anche quello di migliorare la conoscenza della Sardegna da parte degli americani in vista di un’azione militare, da condurre anche senza la partecipazione degli inglesi e con l’impiego di forze limitate.
La Bathtub I fu la prima missione speciale autonoma contro l’Italia fascista organizzata e condotta dall’Oss e prese avvio il 27 giugno del 1943, quindi quasi un mese prima della caduta di Mussolini e ben prima della firma dell’armistizio. “Il piano della missione era complesso: da un lato confondere le idee al nemico circa la vera destinazione del prossimo sbarco alleato, dall’altro entrare in contatto con ‘i fuorilegge’ della parte orientale della Sardegna, per organizzare una copertura operativa ai fini della creazione di un sistema spionistico e di gruppi resistenziali armati”, racconta Cossu nel libro. Si faceva grande affidamento sulla fierezza e lo spirito d’indipendenza dei sardi e sulla scarsa densità demografica dell’Isola.
L’operazione Bathtub II, che si svolse pochi giorni dopo l’annuncio dell’armistizio di Cassibile, aveva come scopo principale la consegna di due lettere indirizzate al generale Antonio Basso, comandante delle forze italiane in Sardegna. Con le due missive (una delle quali del generale Eisenhower) si ordinava a Basso di combattere contro le truppe tedesche, cosa che il generale si guardò bene dal fare. Come spiega Cossu nel volume, “le vicende a ridosso dell’8 settembre in Sardegna, bastione della Patria in armi secondo la retorica mussoliniana, furono del tutto peculiari. I sardi non ebbero modo di costruire una memoria resistenziale, né di identificare i nazifascisti come i brutali assassini che punteggiarono gran parte della Penisola di stragi spaventose ed efferate crudeltà”. Basso, benché avesse perfettamente compreso l’ordine di “far fuori i tedeschi dalla Sardegna”, come Badoglio “decise di non decidere” e disobbedì, a suo dire per evitare ai sardi lutti e distruzioni e perché non era del tutto certo della lealtà dei suoi uomini, ma le ragioni del suo operato non furono mai del tutto chiarite. Né durante il processo subito dal generale né dagli studi storici e militari.
Molti sono gli interrogativi che emergono dallo studio di Carla Cossu, ai quali forse non si darà mai risposta. Tra le altre cose, scrive Cossu: “Possiamo supporre che agli americani interessasse sia il valore simbolico della resa di Basso a loro medesimi (‘Eisenhower voleva che l’Oss ottenesse la resa delle forze italiane sull’isola’), sia un’operazione di facciata, per controbilanciare il ruolo predominante che gli inglesi rivendicavano nelle operazioni in Italia, o che l’atteggiamento fin troppo amichevole del generale Basso nei confronti dei tedeschi avesse indotto l’Alto Comando italiano e quello americano a pretendere da lui un atto formale che non lasciasse spazio ad ambiguità e dubbi”. Inoltre – continua l’autrice – “non bisogna dimenticare che Vittorio Emanuele III, nonostante le pressioni di Roosevelt e Churchill, continuava a rimandare la dichiarazione di guerra alla Germania, e si risolse a farlo solo il 13 ottobre, dopo violenti litigi con Badoglio”.
La Bathtub II, scrive Cossu nell’introduzione, “fu per certi versi un’operazione rocambolesca e incredibile, che qualcuno potrebbe definire un’americanata, perché il suo team era composto da soli quattro uomini, che facilmente presero contatto con il capo delle Forze Armate della Sardegna, il generale Basso, e gli consegnò messaggi e lettere da parte di Eisenhower, di Badoglio e del Re d’Italia, con le quali ad armistizio avvenuto gli si imponeva la resa”. La missione – vivisezionata e commentata anche grazie ai materiali presenti nella ricca appendice – comandata da un facoltoso e charmant principe russo-americano, Serge Obolensky, si presta a speculazioni e. perché no, davvero alla scrittura di un romanziere del calibro di le Carré o Green.
Della descrizione di queste operazioni americane nella lunga estate sarda del 1943 presenti nel volume – corredate di documenti, di approfondimenti sui singoli protagonisti delle vicende, di dettagliatissime note – la Sardegna emerge come centrale nella sua posizione geo-strategica tra gli Alleati. Le due missioni segrete inviate dagli americani nell’isola, come afferma l’autrice, ebbero innanzitutto la finalità di controbilanciare le pretese inglesi sull’Italia e sul Mediterraneo e il ruolo dei loro efficienti servizi di intelligence. Gli inglesi infatti hanno sempre guardato all’Italia come a una postazione centrale per il dominio delle rotte commerciali, petrolifere e militari verso il Nord Africa, il Medio e l’Estremo Oriente.
In questo libro Cossu ricostruisce gli eventi basandosi su approfondite ricerche d’archivio, sul contesto storico oltre che sulle biografie dei protagonisti, alcuni con vite davvero interessanti a partire dall’italo-americano Max Corvo, uomo di punta del neonato Oss che delineò anche la Campagna d’Italia nel 1942.
La Sardegna è stata anche molto utile nel gioco delle isole tra inglesi e americani, per mettere in chiaro che nel dopoguerra i rapporti di forza sarebbero cambiati, periodo nel quale le “guerre non convenzionali”, con operazioni di intelligence e “propaganda nera” (ovvero le cosiddette Moral Operation, pensate per creare confusione, demoralizzazione e divisioni tra i nemici) avrebbero giocato un ruolo pervasivo. Quella condotta dall’Oss fu perciò una unconventional warfare, una guerra non convenzionale anche se non meno pericolosa.
Antonella De Biasi, giornalista e autrice di vari libri tra cui: “Astana e i 7 mari – Russia, Turchia, Iran: orologio, bussola e sestante dell’Eurasia”, Orizzonti Geopolitici, 2021; e “Zehra – la ragazza che dipingeva la guerra”, Mondadori, 2021
PUBBLICATO VENERDÌ 9 SETTEMBRE 2022