E’ davvero un piacere leggere un libro come “Lotta amata” di Emanuele Cioglia dove si rievocano avvenimenti che si sono vissuti oppure solo sfiorati, nella cornice di un periodo lontano ma sempre vivido nella memoria.Il romanzo è ambientato principalmente a Cagliari nel 1980 durante i cosiddetti “anni di piombo”,espressione nata dal titolo di un film di Margarethe von Trotta.
Le radici di questo romanzo sono però ancora più profonde e risalgono all’idea di Giangiacomo Feltrinelli che, negli anni Sessanta voleva fomentare la rivolta sociale in Sardegna, con il sogno di farla diventare la Cuba del Mediterraneo, cioè un’isola comunista di fronte al mondo capitalista.
Respinto con perdite questo tentativo, alla fine degli anni Settanta questa idea venne ripresa dai terroristi rossi che provarono ad installare una base operativa aggressiva appoggiata ai movimenti di protesta e anche ai tanti latitanti all’interno dell’isola.Proprio durante i preparativi per questo progetto, nel febbraio del 1980, furono fermati in piazza Matteotti a Cagliari due brigatisti rossi che dopo una breve sparatoria riuscirono a fuggire con l’aiuto di alcuni contatti locali.
Il romanzo prende avvio da questo episodio, uno dei più noti della storia recente del capoluogo sardo e si distende seguendo due temi narrativi.
Il primo segue le peripezie di Geremia Giglio, uno dei giovani che facilitano la fuga dei terroristi mentre contemporaneamente seguiamo le tragicomiche vicende di Ernesto, il nipote di Geremia che vive con interesse e partecipazione le imprese dello zio.Storie da prima pagina nei giornali e piccole storie familiari si intrecciano in questo libro che miscela con bravura tanti spunti narrativi compattati dal tipico humour cagliaritano.
Sino ad un certo punto il romanzo segue la vera storia di quella fuga con riferimenti biografici ben precisi ma ad un certo punto vira verso uno svolgimento fantapolitico di un certo effetto che però evoca una storia possibile di quegli anni.
Avendo vissuto quegli anni più o meno negli stessi luoghi raccontati con grande precisione nel romanzo, vi ho letto anche una parte delle mie esperienze di giovane cagliaritano che si affacciava negli anni Ottanta con grandi confusioni e aspettative, condivise con tanti ragazzi e ragazze che fecero scelte diverse ma che furono comparse di una storia ancora da scrivere e che
“Lotta amata” anche con lo scarto semantico da “armata” ad “amata”, contribuisce a farci capire meglio.Emanule Cioglia romanza con una prosa briosa e colorita una storia vera molto intrigante e intrisa di nostalgia per quel mondo tanto diverso da quello attuale.
Completa il libro un utile dizionario dello slang cagliaritano così particolare e icastico che abbisogna di una esauriente traduzione.
Emanuele Cioglia
nasce a Cagliari nel 1971. La lettura e la scrittura sono per lui un tormento d’amore quasi pari a quello carnale. Scrive in uno stile comico sarcastico venato di pulp e condito di buona lettura. E’ l’inventore dell’anarcoide commissario Libero Solinas a cui ha dedicato quattto romanzi, di cui l’ultimo “MutaMorfosi”, edito da Condaghes nel 2015. Con “Il mozzateste” (Aipsa 2006) si è aggiudicato il Premio Grazia Deledda (sezione Narrativa Giovani), mentre “Asia non esiste” (Arkadia 2012) gli è valso una Menzione Speciale per la Narrativa al Premio Francesco Alziator nello stesso anno di uscita.Ha scritto e pubblicato diversi racconti per vari case editrici. E’ uno scrittore inserito nel FASS (Fondo Autografo Scrittori Sardi). “Lotta amata” è il suo settimo romanzo, il più faticoso e anche il più amato...
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