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Favole di Rom contro il Signore del Silenzio

  •  2 April 2002 | Press review | L’Unione Sarda
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Ci sono tante piccole storie e una più grande in Gli occhi del Barbagianni di Alberto Melis. Ci sono le storie fantastiche di un nonno, il «Vecchio Omo coi capelli di neve e gli occhi neri di pozzo profondo». Le storie un po’ tristi, ma solo un poco, di Bianca, «la figlia del Re coi capelli di grano e un curioso nasino all’insù». Poi c’è Arif che ha «dodici anni, quasi tredici», uno zingaro che racconta una favola lunga, che contiene tutte le altre, che narra di un Re cattivo e dei suoi cento soldati, di una principessa ribelle, di Asdrubaldo il Grigio e del Buffone di Corte. Traccia i profili la penna magica di Alberto Melis, che regala ai suoi piccoli lettori le storie che i Rom, il Popolo degli uomini gitani, non scrivono sui libri, ma affidano al vento: «perché vengano ben custodite, e poi di nuovo cantate ad alta voce, in una notte di luna e di stelle».

Con un linguaggio semplice che inventa metafore e gioca con le parole come fanno i bambini, il breve romanzo di Melis, pubblicato nella collana di narrativa per ragazzi della casa editrice Condaghes, è uno scrigno di favole che raccontano della diversità e delle sue innumerevoli vesti, quella del povero rispetto al ricco, del potente rispetto al debole, del pazzo rispetto al savio, dello stanziale rispetto al nomade, senza concedere nulla alla retorica e al buonismo. Arif, è solo un bambino che vive in una baracca, «la più bella del campo», e racconta ai Giovanni, Antonio, Maria, Carla, che vivono nelle case, le incredibili avventure che intorno al falò al centro del Campo, suo nonno, un «vecchio papo», legge nel fumo del fuoco. Le stesse che altri nonni, accanto ad altri fuochi, ai Giovanni e Luigi, leggono nelle pagine dei libri o nelle stanze della memoria. Le storie diventano così luogo d’incontro tra chi vive in un Campo alla periferia della città, in un castello «costruito con grandi pietre nere», o nei nei palazzi dei gagé, come i Rom chiamano quelli che non sono Rom. Un modo per scoprire altri sguardi, altri modi di vivere e di usare la fantasia. Gli occhi del Barbagianni, illustrato da Pier Luigi Murgia, si può leggere dunque come una favola sulla necessità del raccontare, contro il Signore del Silenzio che sotto una coltre di grigio vorrebbe sepellire le mille sfumature dei colori e delle storie.

(Franca Rita Porcu)