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"Vicolo Rosso": c´era una volta il grande ideale

  •  29 maggio 2011 | Rassegna stampa | L´Unione Sarda
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Il libro di Augusto Secchi

´Vicolo Rosso´: c´era una volta il grande ideale

Cosa mai vuoi sapere, ragazzo mio, da un anziano malato che ha passato la vita in sezione? La storia non si spiega, neanche quando l´hai vissuta. È una lunga e sofferta testimonianza a riempire i capitoli del nuovo libro di Augusto Secchi, ed è il monologo di Oreste a ricostruire, mescolandole, passione politica e vicende personali. ´Vicolo Rosso´, edito da Condaghes (175 pagine, 15 euro) racconta di tre amici, dei loro ideali e delle loro delusioni. Sergio Palmas, bruciato dalla droga, era bello, alto, amato dalle donne e guidava una 2 Cavalli. Michele Schirru, detto il Profeta, non ammetteva l´inquadramento in nessun partito e, da anarchico, credeva solo nella forza della conoscenza. E Oreste, la voce narrante, sempre doveva vedersela con una moglie che lo accusava di aver rovinato il figlio Evelino con le sue idee da matto e infatti il rampollo, con indosso una berritta e la maglietta del Che, si era fatto arrestare dai carabinieri alla sua prima manifestazione. Il Vicolo Rosso, il glorioso ritrovo dei comunisti, era in realtà una baracca di scisto e ginepro arredata quasi solo coi ritratti dei Condottieri e Timonieri: Marx, Lenin, Mao e – in una foto a tutta parete – Stalin. Pane e politica, per i tre sodali, e avanti popolo per un bel numero di anni. È il libro di un russo, a un certo punto, a seminare qualche dubbio nelle coscienze vigili degli attivisti. Qualcuno ha fatto circolare una copia di ´Arcipelago Gulag´.
Durissimo è rinunciare alla propria fede. Il racconto di Oreste procede per slittamenti temporali. Ripete le cose, il vecchio, confonde i vivi coi morti. La sua patologia lo ha ridotto a vivacchiare in una casa di cura, sbrigativamente accudito da medici e infermieri . Lo stupisce parecchio che il figlio del farmacista voglia parlare davvero con lui, e che si annoti nomi, dettagli, date. Per cosa, poi. Tutto è passato, giovinezza e speranza. Del grande sogno poco è rimasto. Ma il ricordo di Enrico Berlinguer, arrivato in paese per un comizio, è ancora un´immagine consolante. Venne, il sobrio Segretario, e parlò di Salvador Allende e dei cileni e sui ritmi andini degli Inti-Illimani citò una frase di Gramsci sui pericoli dell´indifferenza. Al suo (forse immaginario) interlocutore, Oreste consegna in disordine i frammenti della sua esistenza, i molti dolori, le troppe disgrazie che hanno colpito quanti gli stavano vicino. Forse i migliori, certo i più fragili.
Antonio Secchi è alla sua settima pubblicazione. Ha vinto il Premio Gramsci con ´Il suo nome uguale identico´ e il Città di Cagliari con ´Mi chiamo Antine e amo il mare´. In ´Vicolo Rosso´ aderisce per linguaggio e stile alla figura del protagonista. Narra con prosa piana ed accurata, affidandosi a un andamento circolare. Scelta che, pur funzionale alle atmosfere, causa qualche ripetizione che sottrae nerbo a un romanzo di indubbio valore civile.
ALESSANDRA MENESINI

VICOLO ROSSO

Augusto Secchi
  • 15,00 €
Da dove cominciare. Potrei iniziare parlandoti di Sergio, se vuoi. Parlarti delle lacerazioni in sezione quando abbiamo...