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Un libro trilingue (campidanese logudorese e nuorese) per rilanciare il nostro idioma

  •  16 aprile 2005 | Rassegna stampa | L´Unione Sarda
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Curato da Maria Teresa Pinna Catte è concepito per i bambini

A is pipius. Poteis chistionai in sardu ponendi impari is fueddus comenti totu si benit a conca? Noou? Custu libru s´agiudat a cumprendi comenti est fata sa lingua sarda e comenti si manigat. Ecco un libro concepito per invogliare i bambini a parlare e scrivere in sardo: è destinato ai lettori fra i sette e i dieci anni; soprattutto è un sussidio per le scuole elementari, benché non possa definirsi un testo didattico tradizionale, noioso, pedante e pesante. È invece allegro, spiritoso, accattivante, colorato, moderno. Un gioco strategico che aiuta i più piccoli a capire perché e quanto sia importante quel modo di comunicare cui la maggioranza dei sardi è abituata fin dalla nascita e che però è stato sempre indicato come "dialetto" da lasciare a casa o sulla strada: fra i banchi scolastici la nostra Lingua da perfezionare è quella di Dante e quella universale da imparare è quella di Shakespeare. Occorre un gioco, appunto, per far capire ai bambini che se l´italiano e l´inglese sono necessari, è anche molto importante intendersi così come s´intendevano i nonni; che il sardo è un sistema fonematico, grammaticale e lessicale attraverso cui ancor oggi si esprimono le nostre comunità mai rassegnate a sostituirlo; e che abbandonarlo è come rinunciare al nostro bagaglio genetico e culturale: come dare alle fiamme le proprie radici, l´identità, la diversità. Inventato e confezionato da Maria Teresa Pinna Catte, concretizzato dall´editrice Condaghes, il gioco s´intitola infatti Su Sardu gioghendi. Oppure Su Sardu jocande. La prima, evidentemente, è la versione campidanese, la seconda logudorese e nuorese. In effetti, non si tratta di un libro, ma di tre libri: uno in campidanese, uno in logudorese, uno in nuorese. Anzi, i tre libri sono sei: perché ciascuna lingua ha un testo di grammatica e un altro di racconti e canzoncine. Ma non finisce qui, perché ai due volumetti che servono a capire, imparare e parlare il sardo giocando (da praticare a scelta, secondo le personali esigenze etnico-geografiche) si aggiunge un cd-rom che è la vera parte straordinaria dell´intera operazione: il dischetto contiene tutto quel che c´è nei libri nelle tre diverse varianti linguistiche accanto alla traduzione italiana. In forma audiovisiva, parlata, raccontata, cantata, animata, sinergica e sinottica, il gioco campidanese, quello nuorese e quello logudorese sono messi a confronto, interconnessi e accessibili con un semplice click sulla casella giusta. In pratica, i bambini possono passare da un campo all´altro percorrendo le stesse storie, situazioni, filastrocche e iscenixeddas nelle principali varianti del sardo. Per di più, possono modificare i testi a piacimento, o crearne di inediti. È un progetto multimediale che ha comportato tre anni di lavoro e che fa seguito alle precedenti tre guide didattiche elaborate dalla stessa autrice, Deo e su mundu (nello scorso decennio elogiate e sponsorizzate dalla Commissione europea), riproponendone i contenuti in modo del tutto nuovo. Sotto il profilo pedagogico, l´obiettivo è chiaro: le più giovani generazioni possono facilmente impratichirsi nell´idioma del proprio ambiente (sempre più trascurato anche perché troppo a lungo bandito dalla didattica dei programmi ministeriali) e familiarizzare con gli altri. Questo sistema educativo consente che l´immersione nelle differenti sfaccettature della nostra lingua non sia passivo: fra pagliaccetti e burattini, animali e palloncini, janas e duennas, i bambini sono stimolati a produrre in proprio (ripetendo, recitando, riutilizzando creativamente) e a riflettere sulla validità di quanto stanno facendo (scopi, ragioni, obiettivi). Uno strumento tutt´altro che accademico, il cui impiego ovviamente dev´essere guidato dall´insegnante. Già sperimentato in una sezione elementare di Nuoro ? dove attraverso il personaggio Pinocchio gli scolari imparano logudorese e campidanese ? il progetto prepara il terreno per accogliere la futura "lingua comune" (il sardo unificato, o limba de mediania) che fa tanto discutere, che non potrà né dovrà mai essere imposta nel dialogare ordinario ma che inevitabilmente andrà elaborata per disciplinare le esigenze burocratico-amministrative della regione nel suo complesso. «I bambini non devono sentirsi prigionieri del campidanese o del logudorese», osserva Maria Teresa Pinna Catte: «Devono poter parlare la lingua della comunità di appartenenza, che è anima e identità anche sociale. Ma questa deve essere la base di partenza per valorizzare il sardo come lingua seconda». Lingua seconda che per moltissimi bambini è quanto meno parallela, essendo la loro lingua materna. Delicata pedagogista, docente di inglese, Maria Teresa Pinna Catte ha messo la sua esperienza didattica al servizio della madrelingua di casa, passando decisamente dalla parte dei bambini nella convinzione che «le lingue non si studiano ma si imparano vivendole», come ha commentato il linguista Roberto Bolognesi di fronte all´inedita iniziativa editoriale. Molti bambini imparano il sardo in famiglia, molti altri potranno ora impararla giocando. A casa, se hanno genitori disposti a crederci, o a scuola così come sarebbe giusto, perfino naturale, in una società che può vantare una ricca eredità identificante. Per troppo tempo disprezzata dalla cultura ufficiale, allontanata dagli organi d´informazione, cancellata dalla toponomastica, annullata dalle insegne dei negozi, la lingua materna autoctona ha l´occasione di trovare un importante recupero nelle aule scolastiche e nei mezzi multimediali. «Non possiamo arroccarci sul sardo trasmesso con i sistemi tradizionali, ma puntare sugli strumenti moderni», dice l´editore Giovanni Manca ricordando un ammonimento dell´accademico dei Lincei Giovanni Lilliu: «Adesso la battaglia della lingua sarda si vince o si perde sul fronte della scuola». Editando il progetto, Condaghes ha mostrato di credere in tutto questo e di sapere rischiare. «È una scommessa: ora o mai più», afferma la professoressa Giovanna Cerina, consigliera regionale che a questo punto propone un tavolo di confronto tra governanti regionali, insegnanti, editori, operatori culturali, perché nascano programmi precisi di sensibilizzazione e di formazione di una competente classe di isegnanti, fin dalla scuola materna; perché in definitiva «non sia l´editore a rischiare e non sia l´istituzione pubblica a seguire». L´assessorato regionale della Pubblica istruzione ha già dato un segnale d´impegno ordinando un congruo numero di copie di libri e cd da distribuire alle scuole isolane. E anche il mondo ufficiale dell´istruzione sembra mostrare interesse: Mariella Marras della Direzione scolastica regionale accosta il progetto Su Sardu gioghendi alle prerogative della legge nazionale che finanza progetti per la valorizzazione delle lingue.
Ci voleva un´insegnante d´inglese per smuovere il macigno che schiaccia la lingua sarda.

(Mauro Manunza)